Tutto nasce all’interno di una caserma dei pompieri. Sì, perché i padri fondatori della Pallavolo Belluno sono proprio loro: i Vigili del fuoco, i primi a iscrivere una squadra di volley a un torneo: era il 1942.
Il seme dei palleggi, dei bagher e delle schiacciate era stato piantato, quindi. Ma la società germoglia ufficialmente nel 1969, grazie alla passione e alla competenza di Tommaso Pellegrini: insegnante di educazione fisica, delegato Fipav e, non a caso, giocatore della formazione legata ai Vigili del fuoco.
La crescita è prorompente: con l’assicuratore Carlo Zanella, sboccia la Sai Pallavolo Belluno, che nella stagione 1970-71 partecipa al primo campionato provinciale. L’anno successivo, ecco l’approdo a livello interregionale, quindi in serie D e, nel ’74, in C. Un’escalation progressiva, che porta alla storica promozione in B e alla conquista della semifinale di Coppa Italia. Grazie al contributo dell’allenatore-giocatore Jiri Svoboda, le porte della serie A2 si aprono nel 1978, quando la presidenza è affidata a Maurizio Paniz e Zanella rimane in società in veste di direttore tecnico.
Belluno si stabilizza ad alto livello, anche in virtù di un nucleo di atleti del posto, in cui spicca un giocatore simbolo come Walter De Barba. E il 1979 è l’anno in cui viene raggiunta la massima serie. Nonostante la retrocessione, la piazza ribolle d’entusiasmo: il tifo organizzato si identifica nel gruppo dei Panthers e Belluno riprende l’ascensore verso la A1 nel 1982-83. Gli anni Ottanta sono caratterizzati da emozioni e grandi campionati, mentre nel 1990 la discesa in B1 chiude, di fatto, il capitolo del volley ad altissima quota fra le Dolomiti. Ma, pure negli anni Duemila, l’interesse e l’amore per la pallavolo non evaporano. Anzi, si rafforzano attraverso nuove generazioni di atleti e dirigenti. Fino al recente approdo in A3.